lunedì 17 novembre 2014

Stacchetto riflessivo



A volte uno si chiede: perché quella storia? Perché ho sentito il bisogno, in quel momento, di leggermi quel romanzo e non un altro? Perché davanti ad una libreria bassa, a casa della bambina dormiente, ho preso Christine in mano e non il diario di Anna Frank?

Non sono l'unica a chiederselo. Ogni tanto la domanda se la fanno un po' tutti e a seconda dello spirito con cui viene pronunciata prende più ampio respiro, cambia punto di vista e si interroga anche su altro. Ad esempio, "perché non riesco a farmi piacere quel libro, in questo momento? Eppure dovrebbe interessarmi...". O ancora: "Cosa spinge il lettore a leggere? Che cosa cerca in quel particolare libro o, in generale, nella lettura?"

Da gruppodilettura.wordpress.com

E, ogni tanto, compaiono risposte travestite da verità assolute. Come questa, trovata su writerunboxed, uno dei siti americani per scrittori più accreditato:
I lettori vengono (a leggere i romanzi) non per quello che sembra logico, chiaro e ovvio - bella scrittura, plot ingegnoso, una voce fresca e così via. I lettori vengono per quello che c'è sotto la superficie. [...] Cerchiamo utili informazioni che ci dicano come navigare attraverso situazioni in cui non siamo ancora capitati e che ci forniscano un nuovo sguardo su quelle in cui siamo già passati. Per questo ci sono una serie di attese attraverso cui inconsciamente valutiamo ogni storia - attese che non hanno nulla a che fare con il saper "scrivere bene".
Quindi, in quel particolare periodo della mia vita in cui tra Christine, la macchina infernale (1983) e Il diario di Anna Frank (1947) senza esitazioni ho scelto Christine, sono stata spinta a tale atto dal desiderio sotterraneo di capire come si affronta l'evenienza in cui ti capita di aver a che fare con una macchina posseduta. O con un amico ossessionato da una macchina più o meno posseduta, o con un figlio adolescente col pallino dei motori - posseduti. 

Mmmm...
Sarò l'eccezione che conferma la regola, ma non credo di leggere per comprendere meglio le dinamiche del mondo che mi circonda o delle situazioni in cui capito. Forse leggo anche per imparare qualcosa, ma non in quel senso lì. Se così fosse, le mie letture si rivolgerebbero in ben altre direzioni.

Il segreto segretissimo della lettrice media è che lei legge semplicemente per divertimento. Possiamo anche dire per "evasione", ve lo concedo. Perché capita che a volte, intrappolati nel piattume di situazioni sempre uguali o problemi che opprimono oltremodo, faccia piacere tuffarsi nei problemi di qualcun altro, possibilmente opposti ai propri, e vedere come va a finire. E se questi problemi sono anche raccontati con maestria, tanto meglio, il viaggio sarà più eccitante. O forse dovrei dire che questa è una delle cause che rendono il viaggio eccitante.

Questo...
... o questo?
Così, calarsi nelle braghe di un adolescente sfigato e butterato che, per raggiungere il colmo della sfiga, si imbatte nella macchina infernale, dona una nuova vibrazione al piattume della vita adolescenziale in cui si spera che qualcosa accada, ma in cui alla fine non accade mai nulla. Questo è il vero motivo per cui mi sono ritrovata con Christine tra le mani e non Il manuale della perfetta Baby sitter.

Che poi, grazie alla bravura dello scrittore, questo stesso romanzetto sia riuscito a divertirmi anche in età meno acerba, beh, valorizza ancor più l'ipotesi che i libri non si leggono solo per fare esperienza, come qualcuno sembra voler sottolineare ogni volta che cerca di incoraggiare i non lettori a diventarlo, ma per trarne piacere anche attraverso il godimento dell'arte del saper scrivere bene.

Un hobby, niente più.

Niente elevazioni spirituali per il solo fatto di decifrare lettere in parole da un volumetto rilegato, niente meriti sovraumani o altri ameni fini spirituali: puro e semplice divertimento.

A questo punto, spesso mi sono chiesta: e allora, perché insistere così tanto affinché altri si approccino a questo hobby?
Tanto lo sappiamo, leggere non vuol dire accrescere la propria cultura. Non leggere come lo si fa al giorno d'oggi. Basta scorrere la lista dei Best sellers per rendersene conto.

Ma ve lo concedo, basta con le liste per il momento. Guardiamoci intorno e vediamo un po' da dove ripartire.


2 commenti:

  1. Neanche io leggo per comprendere le dinamiche del mondo, di cui non m'importa nulla.

    Leggo per distrarmi o documentarmi.

    Leggere può accrescere la propria cultura, ma, come dici, dipende da cosa leggiamo.

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    1. Sì, leggere accresce la cultura, ma dipende da cosa leggiamo E da come lo leggiamo.

      Ma quanti lettori sanno davvero leggere?

      A giudicare dal successo di serie come Twilight, ogni tanto dubito del lettore (e lettrice) medio. :D

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