sabato 21 giugno 2014

Come i romantici c'entrino, sempre


Vi ricordate quando affermai spavaldamente che io e la poesia romantica inglese non andavamo molto d'accordo (ve ne accennai parlando di Byron)?

E allora perché mi ritrovo a leggere Christabel di Samuel Coleridge, uno dei padri del movimento romantico inglese?

Samuel Taylor Coleridge, ripreso da Wikipedia
Tutta colpa di Carmilla, ovviamente, e di Wikipedia, che suggerisce un collegamento tra l'opera di Le Fanu e il sopra citato poemetto incompiuto (Prima parte1797, Seconda parte 1800).
Beh, mi sono detta, ma i vampiri non sono nati, almeno letterariamente parlando, con Polidori (1816)? Che cosa c'entra, adesso, Coleridge con la vampira Carmilla?
La curiosità è stata più forte della repulsione per tutti quegli Alas e Lo! e, sostenuta anche dal fatto che il poemetto in questione non sia poi così lungo, mi sono fatta vincere dalla tentazione.

E anche qui, come spesso accade con queste grandi opere letterarie sempre conosciute e mai lette, ci sono mille cose che vale la pena di menzionare.

Immagine ripresa da reading.ac.uk
Prima di tutto, bisogna leggere l'opera. Se avete tempo, scorrete questa versione, mezza in inglese e mezza in italiano. Non è una versione con pretese letterarie, ma una semplice traduzione (semplice in tutti i sensi) che rende il significato e non toglie troppo spazio all'originale.
La sentite la musicalità? Se anche non la sentite, non fa nulla, perché Christabel non è bella solo per il verso (tra parentesi: un metro che conta gli accenti - 4 per ogni verso - e non le sillabe), ma anche per il tema trattato e per le molteplici chiavi di lettura.

La cosa che mi ha catturato fin da subito è stata l'ambientazione gotica. In questo primo frammento ci sono tutti i topoi del romanzo gotico mostrati con una vivida immediatezza, resa ancora più efficace dalla potenza del verso. E qui tocca riconoscerlo: un verso musicalmente riuscito aumenta la capacità evocativa dell'immagine, non c'è niente da fare.

La seconda cosa che colpisce, invece, è la trattazione dell'esperienza erotica omosessuale che l'eroina e l'antieroina vivono. Non ricorda, forse, in modo esatto, il rapporto delle protagoniste in Carmilla? L'unica differenza è che in Christabel il mostro non è precisamente definito. Cosa è Gerardine, la bella dama che viene trovata nel bosco e condotta nel castello da Christabel? Una strega? Un vampiro? Un amante travestito?
Non ci è dato saperlo. Eppure, invece di lasciarci delusi o inappagati, questa vaghezza rende la lettura ancora più intricante.
A questo punto le interpretazioni si moltiplicano e si complicano. Molti studiosi si sono buttati a capofitto verso un'analisi psicanalitica del brano, scoprendo una varietà non indifferente di pulsioni sessuali più o meno ortodosse riconducibili al suo scrittore. Così, il povero Coleridge si è ritrovato ad essere di volta in volta represso sessualmente, omosessuale, etc. etc.
Partendo dal  presupposto che io non mi fido minimamente delle interpretazioni che riducono tutto alla sfera sessuale (eh, a me Freud non ha mai convito troppo), articoli come quelli di  Jonas Spatz The Mystery of Eros: Sexual Initiation in Coleridge's "Christabel" hanno un loro fascino e si dimostrano anche sensati. Jonas Spatz analizza la figura di Geraldine, l'antieroina, e ci vede non il mostro contro cui l'eroina casta e pura deve scontrarsi, ma la metà oscura di una giovane alla scoperta del proprio desiderio sessuale. Una sorta di proiezione inconscia delle fantasie di Christabel che la aiuta a realizzare la propria dimensione erotica.
Immagine ripresa da hellenicaworld
Come ho già detto, se seguiamo Spatz con attenzione, il ragionamento fila. A parte forse qualche forzatura sull'analisi di un altro poema, The three graves, che l'autore ci infila per spiegare la visione di Coleridge (Spatz ci vede una madre che vuole assolvere ai doveri coniugali della figlia incapace di maturare nelle pulsioni sessuali, mentre il genero, anche se non sembra convinto, alla fine sembra quasi ben disposto; io ci vedo una madre che non vede di buon occhio il matrimonio della figlia e un genero che, vedendo la moglie deperire per questo rifiuto e per altri giri sentimentali che si delineano all'orizzonte, si sente colpevole), tutte le similitudini, le prove e le testimonianze che ci mostra sembrano dargli ragione.

Ma poi, ragionandoci bene, mi sono resa conto che il frammento poetico è bello non tanto per le presunte cervellotiche rappresentazioni del desiderio sessuale della sua protagonista, quanto per il pathos, per la musicalità e l'impatto visivo congiunto a quello sonoro del verso, per l'atmosfera gotica e anche per quel pizzico di erotismo proibito.

Di solito a me piace sezionare l'opera per capirne le molle o i trucchetti occulti, ma ci sono volte in cui questo gioco, pur donando forse maggior comprensione, non regala maggior bellezza. E così, almeno per questa volta, preferisco soffermarmi ad un livello più superficiale, senza discendere nei meandri dell'inconscio di giovani pulzelle in fase di maturazioni psico-sessuale.


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